Baku Cosa Vedere | Alla Ricerca Del Viaggio

Racconto di Viaggio: Baku e Azerbaijan

Cosa vedere a Baku e in Azerbaijan

Il nostro viaggio comincia venerdì 16 novembre dall’aeroporto di Bologna, dove ci imbarchiamo sul volo Turkish con destinazione Azerbaijan. Questa volta non siamo ad accompagnare un nostro gruppo, ma siamo state invitate a conoscere questo Paese al fine poi di poterlo proporre e promuovere in Italia.

Sono in totale 4 ore e mezza di volo divise dallo scalo all’aeroporto di Istanbul, ma il volo è di notte, riusciamo quindi a riposarci. Gli aeromobili della compagnia aerea Turkish Airlines sono comodi ed il servizio e l’intrattenimento offerti a bordo di buona qualità. Questa infatti è una compagnia aerea con cui collaboriamo piacevolmente per la maggior parte delle nostre destinazioni.

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Sono le 5 del mattino quando atterriamo all’aeroporto internazionale Heydar Aliyev di Baku. Prende il nome dal terzo presidente della repubblica dell’Azerbaijan ed è situato soltanto a 20 km dalla città. Davanti ai nostri occhi ci si presenta un aeroporto da un’architettura moderna ed armonica. Da gennaio 2017 per i cittadini italiani l’ingresso in questo Paese è possibile con passaporto e visto elettronico valido per una sola entrata e per un soggiorno di massimo 30 giorni.

All’aeroporto incontriamo la nostra guida locale parlante italiano Abu, un ragazzo giovane di 27 anni che ha studiato a Perugia. Saliamo a bordo del nostro minivan che ci conduce in poco tempo in albergo. In questi giorni soggiorneremo all’Hotel Sapphire City 4 stelle, situato proprio su una delle vie principali del centro della città.

Ci riposiamo qualche ora, il tempo per adeguarci al nuovo fuso orario: 3 ore avanti quando in Italia vige l’ora legale. In tarda mattinata inizia la nostra prima visita della città di Baku.

Baku è una città che combina gli elementi occidentali con quelli sovietici:  sono presenti chiare memorie sovietiche, ma allo stesso tempo il profilo della città sta cambiando rapidamente ispirandosi a città europee e capitali mondiali simboli di modernità. Questo è evidente nell’architettura degli edifici, nella tecnologia applicata nei musei, nella presenza di note catene di alberghi e celebri marchi e infine nei taxi locali che richiamano quelli della tradizione inglese (la stessa industria inglese ne ha prodotti 150 pezzi solo per Baku) e vengono chiamati “melanzana” proprio per il loro colore violaceo.

Il 91% della popolazione è mussulmana, anche se passeggiando per la città si incontrano meno donne velate che in molte città europee, ma allo stesso tempo in Azerbaijan convivono minoranze etniche e religiose. Soltanto a Baku ci sono cinque moschee, tre sinagoghe, una chiesa cattolica ed una protestante.

Non è ancora una città battuta dal turismo, ma si sta presentando al mondo ospitando eventi a carattere mondiale come il Gran Premio di Formula 1, gli Europei di volley femminile 2017, la finale di Europa League 2018/2019 e dove qualche mese fa le azzurre di ginnastica artistica si sono qualificate per i prossimi YOG (Youth Olympic Games).

La città di Baku presenta come due facce: da un lato il cuore della Città Vecchia, dichiarata Patrimonio UNESCO, con le sue moschee e minareti, il Palazzo degli Shirvanshah, i caravanserragli, le sue fortezze e la leggendaria Torre della Vergine che mantengono viva la storia e la tradizione del Paese; dall’altro il Boulevard che si affaccia sul Mar Caspio con le altissime Flame Towers, gli hotel di lusso, il Crystal Hall a forma di diamante che ospitò Eurovision ed il “Baku Eye” che dà quel tocco di romanticismo a questo quartiere futuristico.

In questa giornata dedicata alla visita della città di Baku, tre sono i luoghi che hanno colpito la mia attenzione:

  1. Chiamato Parco Montano negli anni sovietici, oggi è diventato la Piazza dei Martiri situata su una collinetta viaggi organizzati in Azerbaijanproprio di fronte alle famose moderne Flame Towers, la cui strada che separa i due edifici è come se separasse due mondi e due epoche distinte. È una piazza ed un monumento in memoria dei caduti azeri ed ottomani, che sono intervenuti in loro aiuto, che hanno combattuto nel 1918 per liberare la città di Baku dal controllo dei Geogiani e fondare così la repubblica socialista. Proprio di fronte alla piazza è stata costruita una moschea anche come forma di ringraziamento all’esercito ottomano. Ancora oggi in questo luogo si respira un’aria silenziosa e di nazionalismo.
  2. Il Palazzo degli Shirvanshah, del periodo medievale, che ospitò la dinastia degli Shirvanshah che spostò
  3. viaggi organizzati in Azerbaijanla capitale dall’entroterra a Baku. In questo complesso si trova quello che fu il tribunale e il passaggio sotterraneo che dovevano attraversare i prigionieri per giungere alla sala del giudizio. Sugli archi si osservano quelli che sono gli elementi decorativi tipici della tradizione araba (fino al IX secolo questa zona era sotto la dominazione araba). Poi si passa al Palazzo dove sono esposti alcuni oggetti della vita quotidiana degli azeri:  i famosi “copri-baffi” affinché anche di notte rimanessero sempre in ordine, a testimonianza dell’importanza dei baffi nella cultura azera (chi osava tagliare i baffi, rischiava anche la morte); le spade sacre in rame degli shiiti; la tazza sulla quale si faceva un segno ogni giorno per 40 giorni perché questo era il tempo che si doveva attendere prima di mostrare un neonato al di fuori della famiglia per paura del malocchio; l’arte viaggi organizzati in Azerbaijandella miniatura, l’unica forma con cui erano autorizzati gli autoritratti e la rappresentazione della vita quotidiana. Infine all’interno del complesso vi si trova anche il mausoleo di Seyyid Yaxya Bakuvi, un santo Sufi dell’ordine della Khalwatiyya, e la sua moschea dove si pregava il venerdì pomeriggio e dove uomini e donne pregavano separatamente.
  4. La Torre della Vergine, simbolo della Baku medievale e pre-islamica ed oggi Patrimonio UNESCO, è divenuta famosa per le sue leggende. Una di queste racconta che, assediata dai nemici, una ragazza dai capelli rosso fiamma fosse uscita da uno dei fuochi della torre sceso a terra. La ragazza si offrì di sfidare il capo dei nemici alle porte della città, a patto che si potesse coprire i capelli con un elmo e battere con una spada. Se fosse uscita vincitrice, avrebbe salvato gli abitanti affamati e assetati dal lungo assedio. Il capo nemico, con la spada puntata alla gola, chiese al guerriero di rivelare la sua identità: folgorato dalla chioma della fanciulla, se ne innamorò. L’assedio finì e i due si sposarono, riportando la pace in città. Un’altra leggenda, invece, racconta che il re aveva rinchiuso la figlia  all’interno della torre perché si opponeva nello sposare il suo predestinato. Così la giovane fanciulla si gettò nel mare dalla torre (un tempo infatti le acque del Mar Caspio arrivavano proprio ai piedi della torre).

La nostra prima giornata a Baku è terminata. Approfittando della posizione centrale del nostro hotel, decidiamo di uscire per una passeggiata. Le vie illuminate e decorate per far risaltare i loro palazzi storici ai lati, sono un brulicare di persone fino a notte tarda. Un fiume di giovani, negozi aperti fino a tardi, ristoranti e cafès.

Il secondo giorno del nostro viaggio organizzato in Azerbaijan (18 novembre) sarà una giornata a tema: la terra del “fuoco”. Si comincia con un’escursione a circa 30 km da Baku nella Penisola di Absheron, una terra desertica fonte di gas naturale e disseminata da trivelle per l’estrazione di petrolio.

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La prima sosta è a Yanar Dag: è una collina che brucia continuamente per effetto del gas naturale che fuoriesce continuamente dalla roccia, tanto che né la pioggia né la neve sono mai in grado di spegnere questo fuoco. Increduli proviamo a buttare un po’ d’acqua sulle fiamme: se per un momento sembrava che il fuoco si fosse spento, ecco che dopo qualche secondo è tornato ad ardere come prima. Si legge che anche Marco Polo ne avesse avvistati nel XIII secolo durante il suo viaggio verso la Cina.

Si risale a bordo del nostro minivan e si prosegue con la prossima visita: il Tempio degli adoratori del fuoco viaggi organizzati in AzerbaijanAteshgah. Questa religione ha origini antiche: era già presente in questa penisola nel II secolo, ma a partire dal VII secolo iniziò il periodo di occupazione araba ed alcuni seguaci della religione zoroastriana partirono verso l’India dove si diffuse questo culto. Nel XVI secolo alcuni commercianti indiani, che stavano percorrendo la Via della Seta, si accorsero che in questo luogo fuoriusciva del gas naturale e che, a contatto con l’ossigeno, si accendeva. Pertanto decisero di costruire un tempio dedicato al fuoco che nella religione zoroastriana è simbolo dell’energia della creazione e anno dopo anno il complesso si arricchì di stanze per ospitare pellegrini e commercianti. Nel XIX secolo furono costruiti i primi pozzi di petrolio che ridussero l’apporto di gas naturale al tempio, ma gli adoratori lo interpretarono come una punizione degli dei e lasciarono così il tempio.

Il tempio ha una struttura pentagonale circondata da mura merlate, è composto da 26 celle e al centro del cortile si trova l’altare del tempio. Qui vivevano gli adoratori del fuoco e usavano bruciare tutto ciò che poteva impedire la vittoria del bene: oggi nelle stanze si possono ripercorrere scene di vita quotidiana, vedere dove dormivano, cosa bevevano e mangiavano, come si autopunivano. Nel 1975 furono terminati i lavori di restauro ed il tempio fu aperto al pubblico come museo. Nel 2015 in occasione dei giochi olimpici, è proprio in questo tempio che fu accesa la fiamma olimpica. Oggi il fuoco di Ateshgah è alimentato da un gasdotto.

La visita successiva prima del pranzo è quella al museo etnografico di Qala che riproduce le abitazioni e scene diviaggi organizzati in Azerbaijan

vita quotidiana tipiche della regione e petroglifi di cui questa terra è ricca, testimonianze di incisioni rupestri che incontreremo da vicino nelle visite del giorno successivo. È cosi che per un attimo entriamo in una casa tipica su un solo piano e visitiamo all’interno le sue due stanze: nella prima ci sono tappeti stesi a terra ed un focolare al centro che veniva utilizzato per scaldarsi nelle giornate fresche ed è una stanza che veniva utilizzata sia di giorno sia per dormire di notte; la seconda è la cucina dove una signora azera sta scaldando il lavaş, una sottile piada morbida a base di farina, acqua e sale e che prontamente ci porge per assaggiarla. La seconda casa che visitiamo è viaggi organizzati in Azerbaijanquella di un commerciante su due piani dove il pianoterra fungeva da magazzino oppure da stalla, mentre la zona superiore è costituita da due stanze dove si mangiava, dormiva e si accoglievano gli ospiti. In questo caso la cucina si trova a pianoterra, ma in un edificio separato da quello dell’abitazione. In questo museo all’aperto vediamo anche la ricostruzione di una bottega di un fabbro, del mercato locale con esposte alcune bilance che venivano utilizzate nella vendita e infine il metodo con cui i contadini azeri sgranavano il grano facendo passare uno strumento in pietra trainato dal cavallo o dal dromedario.

È stata una giornata molto interessante che ci ha consentito di conoscere meglio la storia, le sue credenze, le viaggi organizzati in Azerbaijan

tradizioni, gli usi e costumi di questo Paese. È tempo di rientrare a Baku e dedicarci anche alla gastronomia locale. Questa sera ci attende la cena in un ristorante tipico azero: insalata di pomodori e cetrioli conditi con del coriandolo, piatto di formaggi locali e pane tandoor come antipasto, una zuppa a base di zucca prima del piatto principale a base di carne di agnello e il dolce halva a base di nocciole e spezie. Dopo una cena così non possiamo andare subito a dormire, abbiamo bisogno fare una passeggiata. È così che ci imbattiamo in un locale dove fanno il karaoke: sprigioniamo così le nostre doti vocali e deliziamo gli ospiti con alcune canzoni della tradizione italiana, da i successi di Albano e Romina fino a quelli di Adriano Celentano.

È il 19 novembre ed è il nostro terzo giorno del viaggio organizzato in Azerbaijan. Oggi percorriamo circa 60 km prima di arrivare a Gobustan, dove piove fango e storia, come scrisse la Stampa 

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Lungo la strada facciamo una piccola sosta e oltre a noi viaggiatori, incontriamo anche camionisti, commercianti e semplicemente locali che si sono riuniti in questo luogo per giocare a backgammon, uno dei giochi più antichi del mondo (già gli egiziani giocavano a questo gioco nel 3000 a.C.!). E’ un gioco da tavolo per due giocatori con 15 pedine che vengono mosse con strategia e un pizzico di fortuna secondo il lancio di due dadi. I giocatori sono molto concentrati, mentre gli spettatori si animano facilmente. Quando mi avvicino, giocatori e non sono incuriositi dalla mia presenza e la loro ospitalità porta addirittura uno dei due giocatori a darmi l’onore di tirare pure i dadi per lui! È molto entusiasta, quindi penso di avergli portato pure un po’ di fortuna! Speriamo!

Risaliamo a bordo del nostro minivan per raggiungere Gobustan: la prima tappa è il museo dove abbiamo i primi cenni della storia di questo luogo, conoscenze necessarie prima di procedere con la visita della riserva. Ciò che mi colpisce del museo è la modernità e la tecnologia che hanno deciso di applicare a questo luogo rendendolo molto attrattivo per grandi e piccini. Il museo si trova all’ingresso della Riserva nazionale di Gosbustan: davanti ai nostri occhi si apre un paesaggio roccioso ed arido che ha tanto da testimoniare.

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Dopo il percorso guidato all’interno del museo che ci ha raccontato delle inondazioni del Mar Caspio subite in queste terre rilasciando il suo sale nel terreno, della fauna locale che popolava questi luoghi e dell’evoluzione dei popoli che hanno abitato qua e il modo in cui vivevano e comunicavano, siamo pronti per iniziare la nostra passeggiata all’interno della Riserva Nazionale di Gobustan.

 

In questa riserva caratterizzata da numerose grotte naturali e non (alcune si sono formate casualmente a causa diviaggi organizzati in Azerbaijan

smottamenti e terremoti), si trovano e si osservano da vicino delle incredibili ed affascinanti incisioni rupestri (oltre 600 mila) che risalgono a circa 40 mila anni fa e che rappresentano uomini primitivi durante danze rituali oppure a bordo di imbarcazioni e animali come cinghiali, capre, cavalli, dromedari e leoni. È affascinante vedere come si siano conservati bene questi petroglifi! Inoltre da questo luogo si può godere di un panorama mozzafiato e l’occhio riesce ad arrivare fino alle acque del Mar Caspio che si scorge in lontananza.

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Ora c’è un’altra esperienza che ci attende in questa terra: raggiungiamo un luogo dove ci stanno attendendo macchine che, da noi verrebbero definite “d’epoca”, ci porteranno ai famosi vulcani di fango. Si stima che si trovino proprio qua oltre 300 dei 700 vulcani di fango esistenti nel mondo. Dopo un viaggio di circa 15 minuti su sterrato con qualche buca qua e là e circondato da colline e rocce dalle tonalità del grigio, raggiungiamo i tanto attesi vulcani di fango. Sembra quasi un paesaggio lunare: gli stessi geologi della NASA hanno dichiarato che sono simili alle colline di Marte! Si sente un gran borbottio, si vedono bolle di fango che si susseguono una dopo l’altra e qualcuna che fa scivolare del fango fresco lungo i pendii formando rigagnoli nei quali abbiamo immerso un dito per comprovare la sua consistenza. È proprio fango!

È quasi ora del pranzo, così decidiamo di rientrare al punto dove c’è il nostro minivan ad attenderci. Nell’attesa che il resto del gruppo arrivi al punto di incontro, io e il mio amico Giuseppe scorgiamo dei bambini in lontananza davanti a una casa. Giuseppe è un clown, ma non solo per hobby, è proprio la sua essenza: con un naso rosso ed un palloncino è in grado di strappare un magnifico sorriso su grandi e piccini. Il cancello è aperto, così seguiamo quelle vocine. Ci corre incontro il proprietario e anche se non parliamo la stessa lingua, è sufficiente che Giuseppe indossi il suo naso di clown per farci accogliere a braccia aperte. Subito arrivano anche due bambine e così il mio amico tira fuori dalla tasca due palloncini colorati… e così arriva prontamente anche il terzo bambino. Ci accingiamo a scattare una foto con loro e indossando tutti il nostro naso rosso come ricordo di questo incontro, quando vediamo arrivare il padre di famiglia con un vassoio e del tè con biscotti. Rimaniamo increduli! Quale ospitalità! E’ stato uno dei momenti di questo viaggio che ci porteremo nel cuore! Purtroppo ci chiamano, il resto del gruppo è arrivato. Dobbiamo quindi salutare la nostra famiglia appena conosciuta, la ringraziamo infinitamente per questa esperienza e raggiungiamo gli altri che ci guardano increduli.

Riprendiamo il viaggio a bordo del nostro minivan in direzione del ristorante che ci sta aspettando per il pranzo.viaggi organizzati in Azerbaijan

Oggi mangiamo sulle sponde del Mar Caspio, non possiamo che mangiare del pesce! Dopo i precedenti pasti a base di carne, questa volta ci viene servito del pesce fritto. In questo luogo abbiamo l’occasione di vedere da vicino come le donne azere cuociono il tipico pane Tandoor sulle pareti di forni di argilla simili a delle grandi anfore. Il segreto del forno tandoor è il processo di riscaldamento del forno: la legna viene messa a terra, incendiata e occorre attendere fino a che non diventa carbone incandescente.

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È tempo di rientrare a Baku. Questa sera vogliamo fare un giro by night. Di notte la città assume un altro aspetto ed altri colori e luoghi che di giorno non vengono notati, di notte assumono un loro fascino. Partiamo dal palazzetto della ginnastica che si colora prima di blu per poi arrivare al viola, poi si passa al grattacielo della nota azienda azera di petrolio che si illumina della bandiera del Paese. Saliamo sulla collinetta del primo giorno dove troviamo la moschea della Piazza dei Martiri illuminata e subito di fronte svettano le Flame Towers anche loro illuminate, ma per poco perché subito mentre sto scattando la foto ecco che si spengono. Ci dirigiamo quindi alla terrazza per ammirare il panorama dall’alto del golfo sul Mar Caspio. Anche di notte questa città riesce a trasmettere il suo fascino!

È la mattina del 20 novembre ed oggi è l’ultimo giorno del nostro viaggio in Azerbaijan. Questa mattina vogliamoviaggi organizzati in Azerbaijan

visitare il Centro culturale Heydar Aliyev, la cui struttura oltre al nome, porta proprio la forma ondulare della firma del Presidente azero. L’edificio svetta su un immenso prato verde e scalinate che conducono all’ingresso del museo. L’edificio è stato progettato dall’archistar anglo-irachena Zaha Hadid ed inaugurato nel 2012. Il Centro Culturale ospita alcune collezioni di macchine del presidente, edifici in miniatura di Baku, burattini e vestiti della moda azera.

La tappa successiva di questa giornata ci fa tuffare in uno spaccato di vita quotidiana azera: si va al mercato! Già dall’ingresso si viene pervasi dagli odori e dal vociare delle persone. Frutta, verdura, spezie, foglie di tè, dolci locali, zafferano, frutta secca, succo di melograno, olio, vino, galline e tacchini, zucche che spuntano dal baule di una macchina usata come bancarella. È un’esplosione di colori!

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Un’esperienza di questa giornata è la degustazione di vini azeri che abbiamo fatto insieme ad un enologo: 3 calici di 3 dimensioni diverse per assaggiare quasi alcuni dei vini della recente tradizione azera, ma che in realtà ha radici ben antiche. Oggi nel paese si producono circa 350 varietà di uva, tra cui i vitigni Bendi, Gamashara, Gizili, Marandi, White Shani, Aligote, Sauvignon, Muscat, Pinot, Riesling e Kishmish. Guidati dal nostro enologo, cerchiamo di cogliere i colori, i profumi e i sapori. A volte il paragone con quelli italiani nasce spontaneo, ma devo dire che siamo stati sorpresi!

Recentemente il presidente dell’Unione Consumatori, Eyyub Huseynov, ha affermato che i vini azeri hanno tutti i crismi per competere sui mercati internazionali. “L’Azerbaijan”, ha spiegato, “gode di condizioni pedoclimatiche eccezionalmente favorevoli grazie anche alla vicinanza con il Mar Caspio”. Al rilancio della vitivinicoltura azera sta contribuendo anche l’Italia: a Qabala è nata la la Aspi Winery che si avvale di due enologi italiani e che da qualche anno ha portato anche l’Azerbaijan al Vinitaly.

È sorseggiando un buon bicchiere di vino rosso che si conclude la mia esperienza a Baku e alla scoperta dell’Azerbaijan, ma anche con la promessa che tornerò! È un Paese che mi ha affascinato e con lo stupore ancora negli occhi sono pronta a rientrare in Italia e a raccontare l’esperienza vissuta affinché altri italiani siano incuriositi e pronti a partire per un nuovo viaggio organizzato a Baku!

Maddalena Balducci

About the author

Mi occupo di ideare e programmare nuove proposte di itinerari che condivido con la mia socia, collega e amica Clare, organizzare i servizi e di accompagnare i nostri viaggi di gruppo.

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